Riflessioni per capire

Andare in profondità nell'analisi del problema
errori lesioni muscolari ed infortuni
Perché un atleta può essere ritenuto idoneo a scendere in campo, subendo poi un altro infortunio? Quali sono gli esercizi e le attività che l'atleta svolge quotidianamente, che creano un potenziale conflitto con il background disfunzionale asintomatico presente nel suo assetto muscolo-scheletrico, fino a generare un terreno fertile per i problemi muscolari che inibisce l'efficacia della prevenzione svolta per la squadra.

Un infortunio muscolare può insorgere nella fase di riscaldamento prima di entrare in campo, durante la riabilitazione per un problema precedente su un altro distretto o come recidiva al primo rientro rientro in campo dopo lo stesso infortunio muscolare.
In atleti che avevano ottimi valori ai test per la forza e senza il calendario pressante di partite ravvicinate.

In assenza di una comprensione profonda dei meccanismi che stanno alla base, la gestione del problema per qualsiasi Staff è simile ad una partita a scacchi condotta senza poter vedere le caselle che sono sulla plancia.

...affinché i programmi atletici di prevenzione non diventino un loop problematico

In tutti questi casi sopra richiamati, con atleti sollecitati da più partite alla settimana, dal solo percorso atletico di recupero per un infortunio, o anche per gli atleti che hanno una sola partita a settimana, gli infortuni muscolari hanno un denominatore comune.
Si tratta di una specifica mancanza sistemica, una zona d’ombra della medicina che lascia un vuoto non coperto nella comunque meticolosa e fondamentale valutazione e programmazione svolta da ogni Team sui loro atleti.

Questa zona d’ombra è indirettamente certificata da ciò che succede a molti atleti definiti impropriamente fragili o sfortunati.

Possiamo citare Douglas Costa, Ramsey e Pogba alla Juve, Dybala, Renato Sanches e Diego Perotti alla Roma, Sensi all’Inter, Tavares e Castellanos alla Lazio, senza dimenticare E. Hazard e Neymar. Se usciamo dal calcio, anche M.Jacobs e M.Berrettini hanno spesso subito problemi analoghi.

Essendo pressoché certo che gli interlocutori atletici e sanitari avessero la massima competenza ed esperienza, dalla cronaca sportiva possiamo facilmente dedurre che, nonostante i successi, la loro carriera è stata condizionata da troppi infortuni muscolari.

Se decidiamo di classificare tutti questi nomi come atleti fragili o sfortunati, termina automaticamente qualsiasi processo di analisi mirato a comprendere quale possa essere il denominatore comune che sta alla base di questi problemi, che rimarranno sempre mal compresi nelle cause latenti.

Se invece arriviamo ad ammettere che ci possa essere una mancanza nelle imprescindibili strategie già attuate a livello atletico e medico, sarà più immediato comprendere la necessità di ampliare il modello di analisi del problema infortuni muscolari frequenti, per qualche singolo atleta o per più individui della squadra.

Ad ogni infortunio sono state sicuramente rispettate le linee guida del settore, provenienti da studi e convegni scientifici, ma ciò non basta: di volta in volta vengono ripetutamente curate le sofferenze/lesioni muscolari senza poter incidere in profondità su quelle cause che, in maniera sfuggente, continuano ad interferire sulla salute degli atleti, sulle loro performance e sui risultati.

Risposte, valutazione e dimostrazione sostenibili di fronte a qualsiasi medico e/o preparatore atletico

Quando le lesioni arrivano a coinvolgere i tendini o le giunzione mio-tendinee, dopo aver sviluppato programmi per rafforzare intensamente quei muscoli sui quali vorremmo ottenere una prevenzione, occorre una seria riflessione che interessi tutti gli addetti ai lavori, in ogni squadra.

richieste@infortunimuscolari.it